L’anveda, una poesia che diventa canzone…

L’anveda, una poesia che diventa canzone…

 

940852_10208517758402008_286109046337773508_nSono ormai alcuni anni che partecipo al Festival della Canzone Dialettale Modenese, che quest’anno ha avuto per la prima volta come direttore artistico l’amico cantautore Davide Turci e come conduttore Gino Andreoli, che ha preso il testimone dello storico Graziano Grazioli. Non essendo ferratissimo nel dialetto, quest’anno ho deciso di musicare una poesia. Del tutto casualmente mi è capitato sotto mano una raccolta di poesie dialettali modenesi, dove ho trovato L’anveda (la nevicata) di Giuseppe Di Genova (foto sotto) ed è stato amore a prima vista.

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L’anveda ha il ritmo giusto, mi è parsa subito perfetta per essere musicata e per diventare una canzone. Giuseppe di Genova è un medico in pensione e ha scritto tantissimo in dialetto modenese, pur non essendo originario di Modena. Sono andato a trovarlo a casa per chiedergli il permesso di cantare la sua creatura ed è stato gentilissimo, omaggiandomi di alcuni suoi libri, tra cui spiccano raccolte di poesie, stupidari medici (stupendi) e addirittura un dizionario di dialetto. Giuseppe ha scritto anche un sacco di canzoni in italiano e dialetto e da lì si spiega la musicalità della sua poesia, che riporto di seguito con alcune piccole variazioni per diventare il testo della canzone. Mi ha onorato con la sua presenza alla serata, insieme alla consorte ed è stata per me davvero una grande soddisfazione. 

L’anveda

 A vrèv savèr chi è stè ch’al m’ha desdè

Stanòt a un’ora e mez, senza un perché

In ca’idurmiven tòtt e, guerda chès

Gnanch un surnaciameint, ma sol dla pes

 ‘Ndal lèt a-i ho cambiè la pusizioun

e per soquant minut sun stè in scultoun,

in strèda un gran silenzi, ganch un stòss,

ch’a vliva quèsi andèr fora da l’òss

Rit. Ma quand la taparèla a-i ho tirè

A sun armès un atim seinza fiè

Le nèva a gniva zò pianein pianein

E me guardèva come al fa un putein

La neva, la neva, la neva

E a zur ch’a-i-o pènsè in chi tri sècànd

Che ormai fòssa in ariv la fin del mànd

E cal spetacol l’èra tante bel

Ch’a-i ho scurdè la vètta co i so mèl

A-i-ho pènsè a una bèla poesia

Ch’la gniva zò dal zèl ind-la mè via

A seinter tanta gioia ind-al mè pèt

a-n gh’ho piò gnanch pensè ed turnèr a lèt

Rit. Ma quand la taparèla a-i ho tirè

A sun armès un atim seinza fiè

Le nèva a gniva zò pianein pianein

E me guardèva come al fa un putein

La neva, la neva, la neva

Ho scritto la musica insieme a Luca Spaggiari, che purtroppo non è potuto venire ad accompagnarci al piano. Ho interpretato il brano accompagnato dalla chitarra magica di Luigi Catuogno. Nella serata si è esibito anche il noto poeta sassolese Emilio Rentocchini (bellissima foto sotto di Grazia Fraccon, mentre mi ascolta dietro le quinte), che ho avuto il piacere di conoscere. Ringrazio molto tutti quelli che hanno reso possibile questa bella manifestazione e in particolare Davide per il grande impegno!

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